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Cronaca

Mala nella BAT “è emergenza”: la DIA richiama l’attenzione sulla criminalità andriese. A preoccupare i rapporti con clan campani e calabresi

Se a Barletta si conferma l’assenza di significativi segnali di effervescenza della criminalità organizzata con il depotenziamento del clan Cannito-Lattanzio e l’operatività di quattro gruppi per lo spaccio di stupefacenti, a Trani resta fluido il contesto criminale in cui c’è la presenza del gruppo Fiore-Risoli compagine satellite del clan Parisi di Bari. E’ Andria, invece, che sembra essere la piazza con più movimenti criminali in atto con una malavita che dialoga sempre più con insistenza con realtà calabresi e campane. È quanto si legge sulla mafia in Puglia nella relazione del ministero dell’Interno al Parlamento sull’attività e sui risultati conseguiti dalla Direzione investigativa antimafia nel secondo semestre 2022, con riferimento alla sesta provincia della regione.

“Oltre al fenomeno mafioso foggiano, il contesto delinquenziale della Bat rappresenta un ulteriore fronte emergenziale in cui coesistono colonie criminali che generano un livello di allarme sociale considerato ai primi posti in Italia per indice di mafiosità”, si legge nella relazione. Proprio la malavita andriese ha rapporti privilegiati con quella cerignolana e barese ma, in diverse operazioni, è emersa anche l’avvicinamento a quella calabra e campana. In particolare nell’ambito degli stupefacenti e dei reati predatori. A luglio del 2022, per esempio, la Guardia di Finanza ha disvelato l’esistenza di una nuova compagine criminale a Bari ed ha documentato come ci fossero due fornitori andriesi di sostanze stupefacenti di cui “uno dei quali un broker particolarmente dotato di pragmatismo e capacità imprenditoriale nel trattare diversi tipi di sostanze stupefacenti” e l’altro avente il ruolo di “grossista”

A novembre dello scorso anno, invece, nell’ambito di nuovi rapporti con altre compagini di diversa matrice mafiosa, è stato disarticolato un sodalizio con base operativa in provincia di Napoli vicino al clan camorristico Amato-Pagano di Secondigliano. In questa indagine si è scoperto come il clan si avvalesse di una cosca calabrese “per il recupero degli ingenti quantitativi di sostanza stupefacente”, mentre per le operazioni di deposito, trasporto e consegna della cocaina, avrebbe incaricato un altro gruppo “operativo su Roma, Andria e Pescara”. Non viene segnalata, allo stato, l’operatività del gruppo Griner – Capogna, scrivono nella relazione, mentre in città l’unico sodalizio tuttora attivo nella sua struttura clanica e familistica rimane quello dei Pistillo-Pesce, contiguo agli Strisciuglio baresi. Particolarmente attenzionato nella BAT anche il movimento della criminalità andriese e canosina verso l’hinterland nel territorio murgiano e pre murgiano sino ai comuni lucani dell’Alto Bradano. Tuttora presenti, nel territorio andriese, le rapine in danno di autotrasportatori e la piaga dei furti di autovetture.

Nell’ofantino, invece, mire espansionistiche sulla città di Margherita di Savoia dove non ci sono gruppi locali attivi mentre a San Ferdinando sembrerebbe ancora attivo un gruppo capeggiato da un elemento referente della malavita cerignolana per l’intera valle dell’Ofanto. A Trinitapoli persiste la datata contrapposizione tra due clan rivali con una faida, oggi attenuata dopo le operazioni delle forze dell’ordine. Nella provincia non risultano stabili presenze di organizzazioni criminali straniere – si legge nella relazione – ma sembrerebbero tuttavia emergere talune interazioni con compagini estere tra le quali spicca la “predominante” criminalità organizzata albanese nel settore del narcotraffico.

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