C’è anche la Emiliano srl, di Alessandro e Simonetta Emiliano, fratelli del presidente della Regione Puglia, tra le 165 imprese coinvolte nella presunta maxi frode da 10 milioni di euro, portata alla luce dalla Guardia di Finanza di Bitonto. Le aziende, operanti nei più svariati settori, tra il 2018 e il 2023, avrebbero ricevuto fatture per operazioni inesistenti da alcune società cartiere, appositamente create per emettere le fatture false, rappresentate, di fatto, da “scatole vuote”. Le ditte cartiere sarebbero riconducibili a Francesco Porcelli, Luigi D’Armento, Gaetano Finestrone, Antonello Savino, finiti ai domiciliari, Nicola Garofalo ed Enrico Danese invece sono stati interdetti. Ora dovranno rispondere di associazione per delinquere, emissione di fatture false e riciclaggio. Sarebbero in totale 1250 le fatture false emesse per operazioni inesistenti nei confronti di società con effettiva consistenza aziendale “good company”, prelevando e restituendo in contante le somme bonificate alle società clienti, e trattenendo, per il “servizio reso”, una percentuale pari al 22% dell’imponibile esposto in fattura, ovvero l’I.V.A. La Emiliano srl, specializzata nella fornitura di elementi d’arredo per negozi e locali commerciali, compare nella lista dei clienti delle cartiere, i titolari non sarebbero al momento indagati, ma gli accertamenti dei finanzieri su tutte le società coinvolte sono ancora in corso. Nell’ordinanza spiccano nomi di aziende che operano nei più svariati settori tra cui la Recuperi Pugliesi, che opera nel settore dei rifiuti, e la Global Contract, azienda di infissi e arredi, i cui titolari sono formalmente indagati perché gli importi totali delle fatture superano i 100mila euro, soglia minima di punibilità. Sono 31 in totale gli indagati e nella giornata del 13 dicembre quattro dei sei destinatari delle misure cautelari sono comparsi davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia, due dei quali si sono avvalsi della facoltà di non rispondere. Enrico Danese ha ammesso le contestazioni e si è definito un «semplice esecutore degli ordini di Francesco Porcelli», ritenuto con Luigi D’Armento la mente del gruppo. Anche Antonello Savino, dipendente del centro scommesse gestito da Porcelli, finito ai domiciliari, ha risposto al GIP, anche lui scaricando su Porcelli la responsabilità delle operazioni. L’operazione dei finanzieri ha portato anche al sequestro preventivo per circa 5milioni di eur nei confronti di 17 persone fisiche e tre persone giuridiche.