E’ proseguita ieri mattina la lunga arringa dei pubblici ministeri del processo sulla tragedia ferroviaria del 12 luglio 2016 in corso di svolgimento davanti al collegio giudicante del Tribunale di Trani. Udienza ancora all’interno dell’aula bunker del carcere di Trani, la seconda dedicata alla requisitoria dell’accusa. Un processo che prosegue da ormai oltre tre anni e che i pm, il Dr. Pesce ed il Dr. Catalano, stanno cercando di sintetizzare con l’approdo alle responsabilità dei 16 imputati rimasti assieme alla società Ferrotramviaria. Almeno un altro paio dovrebbero essere le udienze dedicate all’accusa prima di passare agli avvocati delle parti civili e poi alle difese. Si è alle battute finali ma ci vorranno ancora diversi mesi prima di arrivare alla prima sentenza del Tribunale di Trani. Nell’ultima udienza i pm, dopo aver disquisito diffusamente sulle normative europee, nazionali e regionale sulla circolazione ferroviaria, si sono concentrati nell’individuazione di quello che è definito il rischio “tipico” del quale il processo si è occupato in fase dibattimentale. Il lungo excursus con un richiamo puntuale alle norme ed al regolamento di circolazione oltre ai principi generali su cui si fonda la circolazione ferroviaria.
Un processo, come ribadito più volte, molto complesso perché molto tecnica è la materia che si sta discutendo. Tra le altre cose, negli ultimi anni, non sono mancati gli aggiornamenti normativi ma soprattutto tecnologici. Un processo in cui c’è da analizzare il grado di sicurezza sia nello svolgimento del lavoro che nell’esercizio della circolazione dei treni. Un processo che ha già aperto una profonda riflessione sul tema. La certezza, secondo l’accusa, è che l’incidente si sarebbe potuto evitare aggiornando per tempo il sistema di blocco telefonico per un più moderno blocco conta assi in attesa del grande progetto che porterà su tutta la rete il sistema di controllo marcia treno. Si analizzano le responsabilità ed i garanti della sicurezza.