Politica

Disastro Moby Prince, il consiglio comunale di Molfetta chiede l’istituzione di una nuova commissione parlamentare di inchiesta

Natale Amato aveva 53 anni, Giovanni Abbattista 46, Nicola Salvemini 36, Giuseppe De Gennaro 29. Quattro molfettesi, lavoratori del mare, persero la vita il 10 aprile del 1991 nel disastro del Moby Prince sulla rada del porto di Livorno: la collisione fra il traghetto e la petroliera Agip Abruzzo causò un violento incendio e la morte di 140 persone. La più grave tragedia, dal secondo dopoguerra ad oggi, per la marina mercantile italiana è ancora avvolta nel mistero nonostante siano trascorsi oltre tre decenni. Il consiglio comunale di Molfetta ha deliberato, all’unanimità, un ordine del giorno presentato da Giovanni Infante di Rifondazione Comunista per richiedere l’istituzione di una nuova commissione parlamentare d’inchiesta sulla vicenda (sarebbe la terza). Al dibattito, nell’aula consiliare Carnicella di Palazzo Giovene, hanno preso parte anche i familiari delle vittime molfettesi della tragedia. Il presidente dell’assemblea Robert Amato ha ringraziato Infante per la proposta di inserimento della mozione nei lavori del consiglio e rimarcato l’adozione unanime da parte di tutte le forze politiche. Già nel marzo 2021 la massima assise cittadina aveva approvato una mozione affinché fosse costituita la seconda commissione parlamentare, istituita dal Governo Draghi nel maggio dello stesso anno per proseguire i lavori già avviati da un primo gruppo nel 2014. È fondamentale accertare, una volta per tutte, se davvero una terza nave, quella notte, possa aver condizionato la rotta del Moby Prince.
La ricerca della verità su quelle tragiche ore è un dovere per l’intera comunità di Molfetta, che ha vissuto pagine dolorose, in particolare per la marineria, agli inizi degli anni ’90. Impossibile non collegare i fatti di Livorno a quanto accaduto nel 1994 al motopeschereccio Francesco Padre, esploso al largo delle coste montenegrine per ragioni mai chiarite. Morirono il comandante Giovanni Pansini e i marinai Luigi De Giglio, Saverio Gadaleta, Francesco Zaza e Mario De Nicolo. Un’altra ferita mai rimarginata, un altro terribile mistero.

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