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“Il treno della memoria” sui passi degli studenti andriesi. Il racconto da Auschwitz

Auschwitz, 20 gennaio. «E’ avvenuto, quindi può accadere di nuovo. Questo il nocciolo di quanto abbiamo da dire».

I passi si fanno lenti e pesanti nei campi di Auschwitz 1 e Birkenau, poche le parole per esprimere l’esperienza. “Arbeit Macht Frei”, questa la frase che campeggia all’ingresso del campo, “il lavoro rende liberi”, un motto dietro il quale si nasconde quello che ancora oggi troviamo sui libri di storia, di fatto lontano dal termine “libertà”.

La neve che oggi ricopre l’intera area sembra attutire il peso della storia senza cancellarne le tracce. Cumuli di scarpe, vestiti, giocattoli: nei campi di Auschwitz 1 e Birkenau tutto è fermo a quel 27 gennaio 1945 quando le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento sancendo la fine dell’Olocausto. E poi quel binario che portava alla morte, il peso della storia che in quel luogo prende forma e si fa memoria viva.

«Oggi è stato difficile, toccare con mano la crudeltà subita da donne e uomini come noi non è semplice, ci siamo sentiti parte della storia, testimoni di una memoria che deve rimanere viva». Una memoria che diventa impegno quotidiano tra i banchi di scuola e nelle città per i ragazzi che si preparano a vivere l’ultima parte del loro “Viaggio della Memoria”.

Appuntamento a domani.

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