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Bari, futuro con o senza Mignani? L’elenco delle possibili alternative in panchina

Michele Mignani resterà sulla panchina del Bari? La risposta sembrerebbe scontata e positiva, stando al legame contrattuale fino a giugno 2024 tra il club biancorosso e l’allenatore originario di Genova e ai risultati ottenuti dallo stesso nel biennio pugliese: promozione dalla C alla B e terzo posto con salto in A mancato per tre minuti, quelli che separavano il momento della zampata del cagliaritano Pavoletti dal fischio finale. La realtà è però ben diversa ed è fatta di sfumature e posizioni. Quella della società, intenzionata a guardare con ambizione rinnovata alla nuova stagione già alle porte, come spiegato dal presidente Luigi De Laurentiis nella lettera diffusa sui social due giorni fa, e dello stesso allenatore, chiamato a ripartire dopo il colpo rappresentato dal ko in finale playoff e a passare eventualmente dallo status di sorpresa al primo campionato di B della sua carriera a quello di realtà. Del suo cammino non sono affatto in discussione l’aspetto umano e quello tecnico, elogiati a più riprese. Il ragionamento è aperto su una sensazione maturata nella piazza nell’ultimo bimestre. Ovvero che le vittorie fossero del Bari e le sconfitte – non ultima quella contro il Cagliari – fossero di Mignani.


Sia il Bari che l’allenatore sono allora chiamati a decidere cosa fare da grandi. E non è detto che questo percorso di crescita sia fatto ancora di tappe condivise. Il 51enne ligure, 84 partite in sella al club biancorosso con una media punti di 1.80 per gara, ha ricevuto nelle scorse ore un timido sondaggio da parte del Frosinone, neo-promosso in A e fresco di separazione con Fabio Grosso. Parallelamente in casa biancorossa ogni tipo di decisione sarà affidata al direttore sportivo Ciro Polito, che riprenderà però a parlare di futuro solo a partire dalla prossima settimana. Facile supporre che un contatto tra il ds e l’allenatore, legati da caratteri agli antipodi e da un rapporto molto solido, possa avvenire tra giovedì e venerdì: i due si guarderanno negli occhi, capiranno i rispettivi stati d’animo e decideranno se andare avanti o stringersi la mano augurandosi il meglio ma separando le strade.


Inevitabile allora pensare che in casa Bari si analizzino anche delle piste alternative, da percorrere se dovesse essere necessario individuare un piano B. Quelli di Luca D’Angelo e Fabio Caserta sono nomi già venuti fuori, complice anche il legame del secondo con Ciro Polito ai tempi della Juve Stabia, ma non sembrano solleticare troppo i palati biancorossi. Un altro nome accostato alla panchina biancorossa è quello di Pippo Inzaghi, legato da contratto alla Reggina ma non certo blindato per lo scarso feeling con la società: l’ex centravanti di Juve e Milan viaggia a cifre da Serie A e non a caso sulle sue tracce c’era anche il Lecce. Club che ha ottenuto la salvezza sotto la guida di Marco Baroni, allenatore in scadenza di contratto con i giallorossi ma del quale si tratta in questi giorni la riconferma. In caso di fumata nera tra Baroni e il Lecce e di eventuale addio con Mignani, il Bari potrebbe farci un pensierino. A completare il quintetto di potenziali opzioni il più giovane del gruppo, Alberto Aquilani. Classe 1984, ha comunicato l’addio alla Fiorentina dopo quattro stagioni nel settore giovanile, di cui tre con la Primavera, conquistando tre Coppe Italia e due Supercoppe. Lo seguono anche Pisa e Spezia e rappresenterebbe una scommessa per la categoria. Tutto però passa da Mignani. Non ci sarà due senza tre o sarà addio?

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