L’allarme è suonato. Forte, inequivocabile, reiterato. Fischia nelle orecchie e non si può far finta di non sentirlo. Il Bari 2024/25 dovrà reperire sul calciomercato rinforzi di qualità di qui al 30 agosto, data dello stop alle trattative, altrimenti il rischio di guardarsi le spalle, corso fino agli spareggi Playout nella scorsa stagione, rischia decisamente di ripetersi. E questa volta i campanelli d’allarme hanno radici ben più profonde rispetto alle due sconfitte nei primi 180 minuti di campionato contro Modena e Juve Stabia. Risalgono all’estate del 2023, quella in cui l’entusiasmo nonostante una promozione insperata e sfumata a due minuti dal traguardo ha iniziato a cedere il passo alle incertezze e a investimenti senza progettualità. Prestiti con diritti o obblighi di riscatto legati ai risultati, stipulati senza una visione a lungo termine, ciò che la spada di Damocle della multiproprietà nega. Da più di un anno il Bari si è perso e, nonostante cambino gli interpreti, fa fatica a ritrovarsi. Sullo sfondo restano le speranze a tinte medio-orientali della tifoseria, che confida in sviluppi dell’interesse dell’emiro del Kuwait per il club. Ma questa è tutta un’altra storia.
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