È un’estate d’inferno per la Puglia e non solo per il caldo soffocante che sta caratterizzando la stagione. A peggiorare la situazione ci sono i numerosi incendi che stanno funestando tutto il territorio regionale da oltre due mesi a questa parte.
Sono oltre 4.500 i roghi registrati dalla metà di giugno alla metà di agosto, dal Gargano al Salento: un numero spaventoso, che fa di questa estate 2021 una delle peggiori in assoluto per il patrimonio naturalistico pugliese.
A lanciare l’allarme è l’associazione Coldiretti che, sulla base della mappa attiva del fuoco Geamap, servizio offerto e prodotto dalla Nasa con i dati raccolti dai satelliti, ha messo a punto un report relativo agli incendi divampati nella regione.
Il dossier evidenzia che sono 47 i roghi attualmente attivi in Puglia, di cui ben 22 nella provincia di Foggia, 5 nel Salento, 4 nel Barese, e 3 rispettivamente nelle province di Taranto e Brindisi.
Tra i focolai ancora attivi, più pericolosi, quello del Monte Cornacchia (dove sono già andati in fumo circa 40 ettari di vegetazione negli ultimi due giorni) e quello in località Monte Diavolo, nel territorio di Manduria.
Vigili del Fuoco, volontari della Protezione Civile e personale dell’Arif sono al lavoro per spegnere le fiamme, come accaduto per gli altri grandi fuochi estivi divampati e molto spesso volontariamente appiccati nella regione. È il caso dell’incendio scoppiato nel Bosco di Difesa Grande, a Gravina in Puglia, oppure quello che ha lambito un’area boschiva nei pressi di Modugno o ancora quello che ha interessato la Murgia Barese, a ridosso di Altamura.
A pagare il prezzo più alto è il patrimonio naturale pugliese, con centinaia di ettari di boschi distrutti dalle fiamme. Per questo, fa sapere Coldiretti, servono interventi massicci, attuabili anche con i fondi del Pnrr, (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) così come è fortemente auspicabile l’attivazione immediata delle misure previste dal Psr (il Piano di Sviluppo Rurale).
È inoltre necessario – sottolinea l’associazione – un rapido intervento della Regione che, con il coordinamento del Ministero delle Politiche Agricole, dovrà provvedere quanto prima ad una ricognizione dei danni e all’individuazione delle aree colpite, con il ristoro delle perdite subite dagli agricoltori e dagli allevatori che, in molti casi, rischiano di non poter più proseguire la loro attività.