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Vincere le mafie con la “bellezza” di beni sottratti e riqualificati: la sfida con gli Architetti di Puglia, Sicilia e Calabria. Evento formativo a Trani

La bellezza come simbolo di rinascita di comunità che spesso vengono solo imbruttite dalla violenza criminale delle cosche e della malavita. L’acquisizione a patrimonio dello stato dei beni confiscati alle mafie e la loro riqualificazione al centro di uno degli incontri formativi dell’Ordine degli Architetti PPC BAT a Palazzo Covelli con il coinvolgimento dei presidenti degli ordini professionali di Vibo Valentia e di Siracusa.

«Per noi questa è stata un’esperienza importante – ha spiegato l’arch. Fabio Foti, Presidente Ordine Architetti Vibo Valentia – perché l’aquisire a patrimonio dello Stato i beni confiscati alle mafie, è già di per sé un obiettivo importante. Se poi questi beni vengono riconsegnati alla comunità, acquisiscono un valore ancor più importante e poi se a tutto questo percorso si aggiungono percorsi di riqualificazione con al centro la qualità dell’architettura, quello spazio che è riconsegnato alla comunità, può diventare un simbolo ed ecco la bellezza, come simbolo importante per tutto il territorio». Il racconto accorato del Presidente Foti per analizzare due casi simbolo nati grazie alla collaborazione dell’Ordine provinciale con le amministrazioni comunali e l’Università della Calabria in un luogo in cui l’ndrangheta, che opera ormai in tutto il mondo, ha ancora praticamente il suo quartier generale. A Rombiolo un progetto di recupero e trasformazione di un edificio industriale confiscato per la creazione di un polo agroalimentare di trasformazione mentre a Limbadi una casa sequestrata, costruita con cemento depotenziato, per trasformarlo tra mille difficoltà in una casa famiglia a servizio di soggetti svantaggiati.

«In Calabria, nella nostra provincia – ha spiegato l’arch. Foti – abbiamo attivato dei protocolli con alcuni comuni per dare supporto scientifico e culturale alle amministrazioni affinché il recupero e la riqualificazione di questi beni possa avvenere all’interno di un progetto più ampio di riqualificazione del territorio». Un tema questo trattato anche nella relazione dell’arch. Sonia Di Giacomo Presidente dell’Ordine degli Architetti PPC di Siracusa. Due casi di studio l’urbanistica partecipata con il Quartiere San Berillo di Catania a sud est della città mai ricostruito dopo un sanguinoso terremoto nel 1600 e la riqualificazione del margine della città di Rosolino dove c’erano gli ex capannoni Cesalpina.

«E’ cambiato il concetto di bellezza e di qualità dell’architettura nel corso degli anni – ha spiegato l’arch. Di Giacomo – questa condizione deve farci riflettere anche come Consigli degli Ordini perché dobbiamo chiaramente adeguare l’offerta di architettura alla domanda che è completamente cambiata poiché risponde alle istanze di una società che è investita da un processo di cambiamento epocale».

Sono migliaia i beni confiscati alle mafie per cui servono ancora tempo, idee e risorse per restituirli alla comunità. Ma i primi passi, nei punti più caldi come Sicilia, Calabria e Puglia si stanno facendo. A completare i casi di studio anche l’arch. Marco Stigliano consigliere dell’Ordine degli Architetti BAT: «Sia la Puglia che la Sicilia e la Calabria sono legate da una stessa situazione negativa che è quella delle mafie – ha spiegato l’arch. Andrea Roselli Presidente Ordine Architetti BAT – però l’idea di poter sequestrare dei beni alle mafie e farli rinascere attraverso una progettualità innovativa, dare quindi nuova vita a questi luoghi, credo che sia importantissimo, sia per il bene comune, sia per la bellezza dei territori stessi».

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