Cronaca

Foggia, l’affidamento dei rifiuti nel mirino della Procura: cinque indagati, tra cui il dg di Amiu Antonicelli, un ex dirigente e funzionari del Comune

Il sospetto della Procura della Repubblica di Foggia è che l’affidamento ad Amiu Puglia della raccolta dei rifiuti, per conto del Comune di Foggia, sia stato fatto gonfiando i costi e in qualche maniera aggirando le norme, con l’obiettivo di indirizzare lo stesso affidamento. Ed è questo il motivo che ha spinto la stessa Procura, con il pubblico ministero, Paola De Martino, a notificare a cinque persone un avviso di conclusione delle indagini, indagate a vario titolo per turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e di falso. I cinque indagati sono il direttore generale di Amiu, Antonello Antonicelli, i funzionari del Comune di Foggia Giovanni Sorbo e Saverio Pio Longo, Concetta Zuccarino, fino a pochi mesi fa dirigente del Comune di Foggia e Maria Rosaria Mangiatordi, referente del consorzio Conai. Un’inchiesta che prende origine da una serie di esposti presentati negli anni scorsi da alcune associazioni. Battaglie portate avanti a sostegno di una tesi: per i denuncianti i corrispettivi versati dal Comune di Foggia sarebbero serviti a finanziare la raccolta dei rifiuti anche a Bari. L’Amiu è una società interamente pubblica, partecipata appunto dai Comuni di Bari e di Foggia, rispettivamente per l’80% dal comune del capoluogo pugliese e dal restante 20 da quello foggiano. Un lavoro, quello della Procura della Repubblica , avvalorato dalle perquisizioni della Guardia di Finanza nel 2023 e dalle risultanze di una consulenza tecnica. Il contratto di affidamento fu siglato nel 2022 dai commissari prefettizi, che si insediarono in seguito allo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Comune di Foggia. Nel fascicolo sono contenuti anche i risultati delle analisi sui cellulari sequestrati ad alcuni degli indagati e i contenuti delle intercettazioni disposte dalla procura tra i mesi di marzo e maggio del 2023, attraverso l’utilizzo di microfoni ambientali piazzati nelle sedi del Comune di Foggia e nell’auto di un indagato. Gli indagati potranno decidere di essere interrogati per chiarire le proprie posizioni, poi toccherà alla Procura stabilire eventuali richieste di rinvio a giudizio.

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