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Cronaca

Terremoto giudiziario a Manfredonia: sette misure cautelari, coinvolti ex assessore e funzionari pubblici

Un terremoto giudiziario scuote il Comune di Manfredonia, in provincia di Foggia. Sette misure cautelari sono state eseguite dai militari della Guardia di Finanza a carico di altrettanti indagati, tra i quali alcuni funzionari pubblici, in passato o attualmente in servizio a Palazzo di Città e in una società partecipata. Le accuse sono, a vario titolo, di estorsione, concussione e corruzione ma anche di peculato, falso, lesioni, minacce e violenza privata. Due indagati sono finiti in carcere, tre ai domiciliari mentre è stato disposto anche un divieto di dimora ed un provvedimento di interdizione dai pubblici uffici per 12 mesi.

Tre i filoni di indagine seguiti dalla Procura di Foggia, e che hanno portato alle misure cautelari di oggi, firmate dal Gip del Tribunale del capoluogo dauno.  

Il primo riguarda dei presunti episodi di aggressione ed intimidazione ai danni dell’addetto al personale dell’Ase, azienda municipalizzata del Comune. In base a quanto emerso dal lavoro degli inquirenti, un dipendente, Michele Fatone, adesso in carcere, avrebbe costretto, anche con minacce e ritorsioni, altri lavoratori ad eseguire interventi di bonifica e lavorazioni in alcuni suoi terreni, utilizzando i mezzi dell’ente. L’uomo assieme al figlio Raffaele, anche lui dipendente dell’azienda e trasferito invece ai domiciliari, avrebbe aggredito uno dei responsabili del personale, che si era rifiutato di assecondare le pretese dei due sui turni di lavoro del ragazzo.

Il secondo filone d’indagine è invece relativo all’autorizzazione all’esercizio di un’attività di onoranze funebri da parte di una donna, Grazia Romito, posta ai domiciliari, e già destinataria di un provvedimento restrittivo antimafia. L’indagata, secondo l’accusa, attraverso un prestanome (sottoposto a divieto di dimora a Manfredonia), avrebbe eluso la misura disposta dalla Prefettura, continuando l’attività. In questo contesto, sarebbe emerso anche il coinvolgimento di un ex assessore, Angelo Salvemini, finito ai domiciliari, che avrebbe sollecitato la struttura amministrativa al rilascio dell’autorizzazione.

Il terzo capitolo d’indagine riguarda infine un ristorante riconducibile ad un altro indagato, Michele Antonio Romito, adesso in carcere, che avrebbe fatto pressioni sull’apparato comunale, anche mediante minacce rivolte a funzionari ed esponenti politici di Manfredonia, nel tentativo di evitare lo smontaggio di una struttura abusiva del suo locale. Il tutto sarebbe avvenuto, sempre secondo l’accusa, con la collaborazione dell’ex assessore Salvemini, che avrebbe riferito all’uomo una serie di informazioni carpite all’interno del Comune.  

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