Porterebbe la firma della mafia garganica uno dei più efferati omicidi commessi, negli ultimi anni, nel territorio del Foggiano. Quello di Marino Solitro, il 50enne ucciso a colpi di fucile, il 29 aprile 2015, nel cortile della sua villetta, sulla strada che collega Vieste a Peschici. Le indagini sull’agguato mortale, condotte dai Carabinieri del Comando provinciale di Foggia, sono arrivate dopo 8 anni ad una svolta, con l’arresto dei due presunti responsabili.
Si tratta dei viestani Giovanni Iannoli, già detenuto e in attesa di giudizio davanti alla Corte d’Assise di Foggia per l’omicidio di Antonio Fabbiano, risalente ad aprile 2018, e del collaboratore di giustizia Danilo Pietro Della Malva. Le ordinanze di custodia cautelare, in carcere per il primo e ai domiciliari per il secondo, sono state emesse dal Gip del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia.
I due sono accusati, in concorso, di omicidio premeditato, porto illegale di armi e ricettazione, reati aggravati dal metodo mafioso. Fondamentale
Solitro era un personaggio noto alle Forze dell’Ordine. Nel 2010 era stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di detenzione e spaccio di stupefacenti. Nel novembre del 2008 era già scampato ad un agguato, avvenuto a Vieste, nel quale rimase lievemente ferito.
La sera del delitto, l’uomo stava rientrando nella sua villetta, in località Molinella, quando venne raggiunto al torace da due colpi di fucile calibro 12 e poi colpito alla testa con il calcio dell’arma. Quasi simultaneamente, vennero date alle fiamme due autovetture, in modo da creare un diversivo e far convergere le Forze dell’Ordine in un luogo lontano da quello dell’agguato.
Le indagini, portate a termine anche grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia, hanno permesso di ricostruire anche il movente dell’omicidio, oltre che il contesto criminale nel quale è stato consumato. L’eliminazione di Solitro sarebbe stata decisa con l’obiettivo di rafforzare l’egemonia del clan Raduano-Perna nel territorio di Vieste. La vittima era sospettata di rifornirsi di stupefacenti, sfruttando canali diversi da quelli imposti dal gruppo mafioso, oltre che di essersi rivolta alle Forze dell’Ordine per denunciare un affiliato.
In base a quanto emerso dal lavoro degli inquirenti, l’agguato si inquadrerebbe nell’ambito di una guerra di mafia scoppiata nel 2015, per la gestione delle attività illecite, in particolare droga ed estorsioni, nell’area garganica. Un conflitto tra clan rivali che si è lasciato alle spalle una lunga scia di sangue.