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CalcioSport

Antenucci & il Bari, la lunga storia d’amore prosegue: contratto rinnovato e appuntamento a Roccaraso

Mirco Antenucci non voleva che la sua ultima immagine con la maglia del Bari fosse quello sguardo malinconico in panchina che assisteva alla sconfitta beffa dell’11 giugno al San Nicola contro il Cagliari da spettatore. Non voleva fermare a quota 63 il numero di centri realizzati in biancorosso. Il Bari voleva Mirco Antenucci e Mirco Antenucci voleva il Bari. Così la lunga storia d’amore tra il lupo di Roccavivara e il club della famiglia De Laurentiis, avviata nell’estate del 2019 con una doppietta in Coppa Italia nel 3-2 alla Paganese, andrà avanti. L’attaccante ha accettato la proposta di rinnovo formulata dal direttore sportivo Ciro Polito. Ha detto di no a un’offerta economicamente superiore recapitata dalla Spal, la sua ex squadra e guadagnerà molto meno di quanto accaduto nei primi quattro anni a Bari – la cifra, bonus inclusi, non dovrebbe superare i 70mila euro – ma la sua è una scelta di cuore: legata alla voglia matta di completare la scalata dalla Serie C alla Serie A, compito con cui si era presentato in Puglia quattro anni fa, dettata anche dalla volontà di non far vivere un altro trasloco alla sua famiglia che a Bari sta bene, stuzzicata anche dalla prospettiva di diventare – una volta appesi gli scarpini al chiodo – un componente dell’area dirigenziale del Bari, pezzo di carriera che l’attaccante classe 1984 ha cominciato a disegnare negli scorsi mesi conseguendo il patentino da direttore sportivo con l’amico e compagno di squadra Valerio Di Cesare. Con il capitano biancorosso Antenucci ha anche condiviso le vacanze in Salento. Ed è lecito ipotizzare che i due abbiano tanto parlato del loro futuro in squadra, della voglia di “darsi un’altra possibilità”, per citare le parole usate da Di Cesare nella lettera-comunicato che lo confermava in organico. A portare il Bari a proporre un prolungamento di contratto ad Antenucci, oltre alle indiscusse qualità tecniche e al fatturato realizzativo – sempre in doppia cifra nelle quattro stagioni precedenti, segnando rispettivamente 23, 15, 15 e 10 reti – è stata la capacità di Mirco di essere uomo spogliatoio. Bravo ad accettare la panchina in silenzio e ad essere decisivo anche con pochi minuti a disposizione. Lo hanno ribattezzato Ice-man, l’uomo di ghiaccio. Capace di colpire i portieri avversari dal dischetto all’ultima curva, come successo due volte contro i sardi e il 23 aprile a Pisa, e di guidare il gruppo anche nelle 18 occasioni in cui Mignani non lo ha scelto dall’inizio. “Ora non so cosa succederà – scriveva a metà giugno su Instagram – quale sarà il mio futuro ma intanto voglio dire grazie a tutte le persone che hanno creduto in me e che mi hanno sempre sostenuto e anche a chi mi ha criticato dandomi la possibilità di crescere ancora di più e di sfidarmi sempre”. Parola di chi a Bari è stato leader in campo e fuori ha conquistato anche il patentino di direttore sportivo e una laurea in psicologia. Sembrava un addio, era un arrivederci. Con appuntamento il 14 luglio a Roccaraso, dove ai nastri di partenza del ritiro del Bari Antenucci ci sarà.

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