Quanto è vicina al senso comune e al mondo del calcio la scelta di cancellare lo sport per un giorno dal territorio nazionale mentre la vita intorno andava avanti? L’interrogativo resta vivo anche a diverse ore si distanza dalla decisione di non giocare in segno di rispetto per la scomparsa di Papa Francesco quel che restava del programma del 33esimo turno del campionato di Serie A, la 34esima giornata di Serie B e il penultimo weekend di regular season nel gruppo B di Serie C. In un colpo di spugna uno stop forzato per 48 squadre professionistiche in teoria in scena nel lunedì dell’Angelo, per meno della stessa Federazione che non si è preoccupata del conflitto tra la religione e il ripristino del calcio di Serie A nella domenica di Pasqua. I quasi 600 tifosi del Bari che avevano sacrificato il weekend pasquale in nome della trasferta di Bolzano sono rimasti spiazzati dall’annullamento della partita del Druso, annunciato con meno di un’ora e mezza di anticipo sul fischio d’inizio, e non lo hanno nascosto pur rispettando un triste momento per l’umanità. Molti di loro si sono rimessi in auto per percorrere altri 950 chilometri, altri – residenti al nord – hanno vissuto una Pasquetta al parco. Rimasti aperto, alla pari di ristoranti, bar, musei e cinema. Alla fine, a fermarsi è stato solo lo sport, in particolare il calcio, Che oggi si è svegliato con distanze ancora maggiori tra i tifosi e il Palazzo.
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